Giù petrolio e dollaro, tiene l’oro, fuga dalle big tech
Roma, 5 ago. (askanews) – Ancora una giornata difficile per le Borse, mentre non si arresta l’ondata di ribassi che dalla scorsa settimana ha coinvolto l’azionario. Specialmente per i mercati asiatici, che oggi hanno assorbito il colpo del crollo di venerdì a Wall Street. Tokyo ha accusato il suo peggior ribasso di tutti i tempi chiudendo al meno 12,40%, dopo che nel corso della seduta le perdite del Nikkei225 erano arrivate a superare il 13%. Seul ha chiuso al meno 8,77% dopo espisodi di sospensioni delle contrattazioni. Le piazze cinesi hanno contenuto meglio le perdite (Hong Kong -1,54%).
Particolarmente penalizzati i gruppi tecnologici che nei mesi passati avevano visto le quotazioni gonfiarsi in maniera anomala sostenute dall’euforia per l’intelligenza artificiale, che ora sembra ridimensionarsi. Al tempo stesso in un periodo di tempo relativamente breve si sono bruscamente deteriorate le aspettative sull’economia degli Stati Uniti, se fino a poco tempo fa apparivano solide ora alcuni osservatori evocano perfino rischi di recessione, con evidenti ricadute sulla strategia monetaria della Federal Reserve che ora potrebbe adottare una linea più espansiva sugli attesi tagli dei tassi di interesse.
A tarda mattina a Milano l’indice Ftse-Mib segna meno 3,22% con i cali più forti che coinvolgono Nexi (-5,87%), Saipem (-5,34%), Mps (-4,84%) e Tim (-4,79%). Francoforte è in calo del 2,7%, Londra del 2,24%, Parigi perde un 2,10%.
E anche a Wall Street si profilano nuovi ribassi: i contratti futures sul Dow Jones sono in calo dell’1,51% a circa quattro ore da inizio sessione, quelli sull’S&P 500 cedono l’1,84% e i Future sul Nasdaq – l’indice tecnologico è stato quello più colpito dalle forti vendite sulle big tech in questa ondata di cali, tra le quali spicca il caso di Nvidia – perdono il 2,43%.
Mostra invece una sostanziale tenuta l’oro, bene rifugio per eccellenza con l’oncia quasi invariata a 2.467 dollari. In netto calo invece le quotazioni del greggio, che risentono della prospettiva di un indebolimento della domanda: il barile di Brent stamattina perde l’1,73% a 75,48 dollari. Nell’after hours il West Texas Intermediate cede quasi il 2% a 72,11 dollari, ai livelli più bassi da otto mesi a questa parte (quantomeno coloro che si mettono in viaggio su strada in questa fase godranno di prezzi dei carburanti che sono già scesi ai minimi da 6 mesi, secondo le ultime rilevazioni). A limitare i ribassi sono però le crescenti tensioni in Medio Oriente e all’ettesa di un imminente attacco dell’Iran contro Israele.
L’ondata di crolli non ha risparmiato i criptoasset, il Bitcoin perde oltre l’11% a 52.660 dollari, l’Ethereum cade di oltre il 15% a 2.316 dollari. La prospettiva di una Fed più accomodante ha innescato deprezzamenti del dollaro con l’euro che sale a 1,0952 sul biglietto verde, sui massimi da febbraio.