Rischio che entro il 2023 chiudano altre 73mila imprese del commercio
La conferma dei dati diffusi oggi dall’Istat sul tasso di crescita dei prezzi a maggio ribadisce la lentezza del percorso di ripresa dell’inflazione: secondo le stime, quest’anno si dovrebbe registrare il 5,7% e il livello vicino al 2% non dovrebbe essere raggiunto prima del 2026. È quanto si legge in una nota dell’Ufficio economico di Confesercenti.
Continua quindi il calo del reddito disponibile (stimato al 16% tra il 2022 e il 2025), che si ripercuote anche sulla ripresa dei consumi, anch’essa più lenta.
Per il settore del commercio, l’aumento dei prezzi è un’altra questione fondamentale legata all’impatto del calo dei consumi, con altre 73.000 imprese commerciali a rischio di chiusura entro il 2023.
È urgente proteggere il potere d’acquisto delle famiglie. Le famiglie stanno tagliando i risparmi dove possibile per mantenere un livello stabile di consumi.
Lo spostamento di risorse verso ciò che sono già costrette a spendere e che non possono comprimere a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei tassi dei mutui (ieri la BCE ha deciso di aumentarli ulteriormente) stanno spostando risorse verso voci incomprimibili.
Ciro Di Pietro
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