De Natale e Somma (Ingv): Casamicciola, un territorio fragile emblema del rischio in Italia
NAPOLI – “L’Italia ha il più grande gap di protezione di tutti i Paesi europei profilati all’89%, ovvero 51,8 miliardi di dollari di danni subiti per le calamità naturali, dal 2011 al 2021.
Quasi il 10% dei comuni italiani ha subito danni causati da calamità naturali negli ultimi anni, per un costo complessivo pari allo 0,2% del Prodotto interno lordo.
Negli ultimi 40 anni i disastri naturali in Italia sono aumentati: più di due terzi delle abitazioni italiane è a rischio medio-alto di terremoti o alluvioni.
I costi delle calamità naturali arrivano fino al 3% circa del Pil annuo, fenomeno diffuso in tutti i paesi emergenti”.
Sono solo alcuni dati che snocciola l’economista Antonio Coviello, ricercatore del Cnr-Iriss (l’Istituto diretto del prof. Massimo Clemente) che ha pubblicato da poche settimane il volume dal titolo “I rischi catastrofali.
Azioni di mitigazione e gestione del rischio” edito da Cnr Edizioni in ‘open access’ (scaricabile gratuitamente, ndr), la cui prefazione è firmata da Adriano Giannola, presidente Svimez. https://www.cnr.it/it/news/11298/rischi-da-fenomeni-naturali-il-nuovo-libro-di-coviello-e-somma-cnr-iriss-pubblicato-da-cnr-edizioni
“Studi e ricerche scientifiche ci ricordano che alluvioni e frane si verificano in Italia più frequentemente di qualsiasi altro pericolo naturale. I principali fattori di rischio di inondazione sono le inondazioni improvvise, le piene dei fiumi e le colate di fango.
Negli ultimi anni – ha aggiunto il ricercatore del Cnr – si sono verificate inondazioni e smottamenti su piccola scala, ma la loro frequenza crescente in rapida successione ha portato a notevoli danni cumulativi alla proprietà e alla perdita di vite umane.
Le regioni italiane più soggette a inondazioni sono la Liguria nord-occidentale e la Pianura Padana, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Ma il rischio alluvione riguarda praticamente tutte le regioni, Sicilia e Sardegna comprese”, ha concluso Coviello.
“Il disastro di Casamicciola è un esempio perfetto di un territorio fragile soggetto a tutti i possibili rischi geologici, che si sommano e si amplificano.
La ripidità del versante Nord dell’Epomeo – incalza Giuseppe De Natale, dirigente di Ricerca dell’Ingv ed associato del Cnr, autore della sezione dedicata al rischio vulcanico nel volume edito dal Cnr edizioni – favorisce le frane ed incanala i flussi delle acque piovane, mentre i terreni di copertura sono formati da prodotti piroclastici fini, frutto delle passate eruzioni, che sono facilmente mobilizzati dall’acqua piovana producendo le cosiddette alluvioni da detriti veloci, un misto tra frane e alluvioni particolarmente devastante.
In queste condizioni, i 120 mm di pioggia caduti in sei ore sono stati dirompenti. Ma non si può ogni volta piangere sui disastri dopo che accadono: il territorio va curato e monitorato, la nostra tecnologia può prevenire questi disastri e salvare vite.
Dopo il terremoto del 2017 c’era l’occasione per rendere Casamicciola realmente resistente e resiliente; invece ha aggiunto precarietà e creato le condizioni per favorire ed amplificare i futuri disastri.
De Natale aggiunge: “Casamicciola è un territorio in cui tutti i rischi geologici, dal rischio vulcanico a quello sismico, a quello idrogeologico, si sovrappongono e si amplificano. Casamicciola ha conosciuto distruzioni e lutti ripetuti per i terremoti, tra cui il più forte, nel 1883, causò oltre 2300 vittime e la sua completa distruzione; solo due anni prima un altro terremoto aveva provocato oltre 120 vittime.
Questa tremenda esperienza non ha impedito i disastri prodotti nel 2017 da un terremoto di magnitudo molto bassa (M=4), in cui ci furono anche due vittime. Nel 2009 ci fu una frana alluvione simile, che uccise una ragazza di 15 anni; nel 1987 un’altra vittima; nel 1910 persero la vita in 11.
Dopo il terremoto del 2017, proponemmo insieme a molti cittadini delle zone colpite un progetto di rafforzamento degli edifici e risistemazione del territorio, chiamato: Ischia modello di sicurezza.
Perché, in una piccola area, quest’isola rappresenta tutti i rischi geologici che affliggono il territorio Italiano: affrontarli e risolverli prima qui è semplice, economico, e può essere un nuovo inizio per l’intero Paese”.
Renato Somma, ricercatore dell’Ingv ed associato del Cnr -Iriss, è un altro dei curatori del volume: “I radar meteo, le stazioni meteo ma anche i semplici pluviometri, se ben distribuiti sul territorio in modo da monitorare i differenti bacini imbriferi, permettono di allertare la popolazione almeno alcune ore prima delle catastrofi meteo.
Diversi anni fa, nell’ambito di un nostro progetto finanziato con fondi europei, installammo insieme al Cnr diverse stazioni meteo nell’area flegrea: a Bacoli, nelle 24 ore a cavallo della tragedia di Casamicciola, abbiamo registrato 92 mm di pioggia; nel porto di Napoli 79 mm. Sono valori enormi, che in determinate circostanze possono dire molto di ciò che avverrà qualche ora dopo anche nelle zone limitrofe più a rischio”.
L’articolo Coviello (Cnr-Iriss): Monitoraggio e ricerca per i rischi idrogeologici in un’unica rete al servizio delle istituzioni proviene da Notiziedì.