“Il nuovo elenco dei professionisti che provvedono alle operazioni di vendita è l’ennesimo Albo che penalizza i giovani”. Lo denuncia Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
“Per accedere all’elenco – spiega De Lise – occorre inoltrare una domanda di iscrizione non agli Ordini professionali di appartenenza, ma al presidente del Tribunale di competenza, che vaglierà la richiesta con un comitato.
Il problema è che sarà necessario provare di essere in possesso di titoli e documenti idonei a dimostrare la specifica competenza tecnica del richiedente e cioè aver svolto nei cinque anni antecedenti non meno di dieci incarichi di professionista delegato alle vendite; di essere in possesso del titolo di avvocato specialista in diritto dell’esecuzione forzata e aver partecipato a scuole o corsi di alta formazione.
Ci sembra che ancora una volta i giovani professionisti siano i più penalizzati. Perché non inserire, come requisito, l’esperienza a fianco del proprio dominus? L’iscrizione nell’elenco, poi, ha necessità di una conferma, per la quale non basterà l’aggiornamento continuo previsto dall’attribuzione degli incarichi, ma i professionisti saranno obbligati a seguire corsi formativi specifici, non sappiamo se a pagamento”.
Alessio Saraullo, consigliere nazionale UNGDCEC, spiega che la norma “prevede un tetto massimo di incarichi attribuiti al singolo professionista che non può superare il 10 per cento di quelli affidati dall’Ufficio e dal singolo giudice.
Posto che è vietato ai professionisti di iscriversi in più di un elenco, come si garantisce la specializzazione necessaria per garantire la speditezza delle procedure? Ma soprattutto, perché l’iscrizione a più di un elenco dovrebbe essere una pratica da ostacolare addirittura con previsione normativa? Non si comprende quale pregiudizio arrecherebbe alla giustizia”.
Per Roberto Gennari, componente del Collegio dei Probiviri dell’Unione, è lecito chiedersi “cosa ne sarà del professionista delegato che opera in tribunali più piccoli che non può, anche volendo, avere dieci incarichi in un quinquennio.
Non possiamo non vedere che ancora una volta in una realtà concorrenziale aperta ai professionisti specializzati vi è disparità nelle tutele, dovuta alla forza dei rappresentanti di categoria: esiste la figura dell’avvocato specialista in diritto dell’esecuzione forzata ma non un equivalente per gli altri Ordini.
Tutto va nella direzionale di rendere sempre più complessa l’opera dei professionisti deputati migliorare il servizio alla funzione pubblica”.
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