Nella notte di Santa Patrizia un sepalo verde a forma di stella intraprende il suo percorso dall’ipogeo di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, per brillare nel cielo di Concetta Modica
Giovedì 21 dicembre, ore 18, inaugurazione della mostra “Dalla Terra al Cielo”
Tra Quattrocento e Cinquecento, l’alba dell’Evo Moderno, l’era delle grandi scoperte, del Nuovo Mondo, è firmata da due personaggi che esprimono col loro pensiero e con le loro azioni l’anelito di conquista e conoscenza dello spazio.
L’ astronomo Niccolò Copernico, che con le sue scoperte celesti annulla la cosmologia tolemaica tanto aderente alle teorie bibliche sull’ordine dell’universo e il navigatore per eccellenza, Cristoforo Colombo, altra figura simbolo stesso del meraviglioso, della sfida e del viaggio in sé, che insieme non solo posero fine all’incredulità sulla sfericità della Terra, ma pure all’impossibilità di navigare l’oceano.
Quattrocento anni dopo, l’Uomo, mettendo in relazione fisico e metafisico, celebra con Il verso dell’ode “Alla nuova luna” di Salvatore Quasimodo il lancio dello Sputnik nel 1957, che proprio come stella va a seminare altri mondi – “senza timore, nel cielo sereno d’una notte d’ottobre,/ mise altri luminari uguali /a quelli che giravano/ dalla creazione del mondo. Amen”- quasi interpretando la synthesis del progetto “Dalla terra al cielo”, che, da giovedì 21 dicembre alle ore 18, animerà il Complesso museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, con una ricca ed eterogenea programmazione, dominata dal suo evento clou, ovvero l’installazione dell’opera di Concetta Modica “Il viaggio di un sepalo di pomodoro per diventare stella – ritratto di una notte, La notte di Santa Patrizia”.
L’inaugurazione della mostra avverrà alla presenza dell’artista Concetta Modica, della curatrice del Complesso Museale Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco Francesca Amirante, della curatrice della mostra Susanna Ravelli, dello storico dell’arte Marco Izzolino, del progettista culturale Nicola Ciancio
L’opera di Concetta Modica, un drappo in neoprene, corde, filo oro, fusioni in bronzo, pietre, ha in sé l’idea di viaggio come esperienza di conoscenza, ma anche di migrazione. Un sepalo, il caratteristico calice verde a forma di stella che sostiene il frutto del pomodoro, sogna di diventare stella e attraverso una fuga ci riesce, unendosi a tutti gli astri nel cielo.
Una metafora della possibilità di uscire dal proprio orto e dal proprio destino, ma anche un viaggio come momento di introspezione, di ricerca delle proprie aspirazioni, di conquista del proprio posto nel mondo.
“Questo viaggio partenopeo – spiega la curatrice della mostra Susanna Ravelli – di un sepalo di pomodoro per diventare stella di Concetta Modica è dedicato a Santa Patrizia. Un cielo costellato di sepali di pomodoro lucenti che rappresentano le aspirazioni, i desideri, un universale tensione di speranza proiettati in un firmamento che è anche un omaggio all’anima e alla potenza femminile della città.
Napoli velata svela, nella ricorrenza della sua fondazione, solstizio d’inverno del 475 a.c., il suo incanto di astri e anime ascese, nell’abisso della notte che cattura gli sguardi dei poeti, degli artisti e che affascinò Niccolò Copernico divenendo materia della sua rivoluzione scientifica”.
Gli studi di Concetta Modica iniziano già nel 2018 dando vita ad opere che hanno preso forme diverse: video, animazione, illustrazione ad acquerello o a affresco su piani di terracotta, utilizzando sepali che diventano stelle dorate.
Solo in un secondo momento i cieli stellati con i sepali dorati diventano la rappresentazione di una notte precisa, quella che si accompagnava ad un piccolo avvenimento ha cambiato la storia.
Un cielo è il ritratto di una notte di Parigi del 18 febbraio 1955, quando Coco Chanel ha presentato per la prima volta una borsa tracolla, liberando le mani delle donne.
Un altro cielo pieno di sepali dorati è del 30 ottobre 1974 quando Muhammad Alì ha battuto George Foreman in un incontro di boxe a Kinshasa.
C’è la notte in cui le spoglie di Santa Lucia trovarono posto nella chiesa di San Geremia a Venezia e via dicendo altre date.
Durante il viaggio a Napoli nella residenza itinerante Grand Tour en Italie | Napoli velata svelata, in collaborazione con Ex Voto e Superotium, visitando il Complesso del Purgatorio ad Arco, l’artista coglie l’idea di un nuovo “cielo”, avendo percepito una forte connessione tra le anime pezzentelle, il cui antico culto è custodito tra le mura dell’affascinante gioiello seicentesco, con i sepali di pomodoro che vogliono diventare stelle.
“L’ipogeo del Complesso Museale di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ospita il culto rivolto a resti umani anonimi. Sono anime in viaggio dal purgatorio verso il paradiso”, dice Concetta Modica.
“Il nostro sepalo di pomodoro è in viaggio anche lui, va verso l’alto perché vuole diventare stella. La chiesa inferiore è cimiteriale, una parte è adibita a Terrasanta, c’è la terra e il buio, manca un cielo. Così nello scivolo dove venivano calate le salme ci sarà un cielo a cui le anime possono guardare e il nostro sepalo potrà continuare il suo viaggio”.
Anche le anime pezzentelle, anime del Purgatorio intrappolate in uno stato di transizione, guardano con speranza e desiderio al cielo in cui vedono il Paradiso, la loro meta finale. Anche per loro è importante guardare oltre le limitazioni della loro condizione, affrontando un percorso di sofferenze che le porterà a raggiungere il Paradiso.
Nella grande chiesa inferiore del Purgatorio ad Arco, dove tutto è buio e terra, l’artista ha immaginato un cielo, un grande assente a cui tutte le anime del cimitero aspirano. Lì verrà rappresentato un cielo che si veda nel buio, nello scivolo dove venivano calate le bare.
Sarà il cielo di una notte ad essere rappresentato, quella del 25 agosto 1625 data della santificazione di Santa Patrizia, che è anche il giorno dell’anno in cui il sangue si scioglie. Nell’opera, sul drappo color del cielo sarà riprodotta la posizione delle stelle nella notte di Santa Patrizia ricamate con filo d’oro con inserimento delle fusioni in bronzo e ceramica di sepali di pomodoro.
Negli scritti di Gesualdo Bufalino, nel solco della tradizione siciliana che va da Verga a Tomasi di Lampedusa, è sempre presente la contemplazione della morte: usiamo le parole dello scrittore comisano per descrivere questo dissidio: “Dove è più nero il lutto, ivi è più continua a leggere sul sito di riferimento