di Claudio MANCUSI
Il patrimonio culturale in ogni campo, i comportamenti, le fragilità presenti nella storia dell’umanità, sono un continuo ricevere dal passato e trasmettere dal presenteverso il futuro, le esperienze e le informazioni che nella quotidianità vengono vissute con maggiore o minore consapevolezza rispetto ad un ininterrotto e ciclico “passaggio di staffetta” che coinvolge la vita di ciascuno. E’curioso notare come “tradizione”, “traduzione” e “tradimento”, pur essendo sostantivi diversi tra loro per grammatica, fonetica e significato, in realtà derivino dalla stessa radice e celino tautologicamente un significato comune. In latino il verbo trado(is, tradidi, traditum, ere, transitivo di 3^ coniugazione), offre in sé stesso diversi significati: consegnare, trasmettere, mettere a disposizione, affidare, assegnare, rimettere, raccomandare, consegnare, abbandonare, abbandonarsi, tramandare, comunicare, riferire, esporre, insegnare. Quindi i concetti di “tradizione”, “traduzione” e “tradimento” sono mutuati dalla medesima forma verbale: per tradizione, oggi, comunemente intendiamo “il complesso delle memorie, notizie e testimonianze e abitudini trasmesse da una generazione all’altra”, per traduzione “il trasferimento di un testo in una lingua diversa dall’originale” oppure “il trasferimento di un detenuto da un carcere a un altro” e per tradimento “l’azione delittuosa o comunque dannosa compiuta ai danni di qualcuno, profittando della sua buona fede e della sua fiducia”. L’atto del consegnare, del trasferire, dell’abbandonare, convergono in un ambito di coscienza che impone una visione oggettiva e lungimirante della realtà, che non sempre distingue nel semplice passaggio, anche virtuale, quanto i dati e le informazioni siano fedeli o alterate rispetto alla realtà stessa che sono chiamati a descrivere. Se a questo poi, si volesse aggiungere, considerandola parimenti importante, la gestualità ed il tono verbale della comunicazione, tutto assume a seconda delle circostanze, significato diverso. In un mondo che vive liquidamente e con immediatezza temporale il trasferimento di informazione, è necessario allora formare l’informazione, perché essa spesso trasmette, traduce e tradisce al tempo stesso, unificando in un’istante il potere semantico del latino “trado”, in un’azione dannosa, o addirittura criminale. Del resto, il potere dell’informazione, la guerra dell’informazione, la guerra elettronica, la cybersecurity, gli hackeraggi, sono la dimostrazione attuale e pratica di come l’alterazione o la sottrazione parziale o totale dei dati (concetto di traduzione) vengano poi trasmessi (concetto di tradizione) per colpire e trarne vantaggio (concetto di tradimento). La letteratura biblica neotestamentaria, nella versione latina conosciuta come “Vulgata” di San Girolamo, descrive il tradimento di Giuda ed in consegnarsi di Gesù proprio con questo verbo, ed il rito della messa quotidianamente lo ripropone nel suo triplice significato nell’atto immediatamente precedente il mistero della trasustanziazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, quasi a ricordare che, alla fine dei conti, trasmettere, consegnare, alterare e tradire, non è questione di dati o di forma, ma sempre di vita dell’altro.